Vini DOC e DOCG
Entrambe queste abbreviazioni indicano una zona registrata nell'elenco delle denominazioni vinicole, il che significa che il vino prodotto in tale area può essere etichettato con la denominazione corrispondente.
DOCG è il livello più alto di classificazione dei vini italiani. La formulazione esatta è sancita dalla legge a tutela delle denominazioni di origine controllata. I vini che riportano questo sigillo sulla bottiglia devono rispettare i criteri più severi.
Le uve devono essere coltivate in una zona registrata nel consorzio come DOCG.
Ogni vino deve soddisfare parametri specifici per la varietà in questione: rese massime più basse (i limiti di resa per ogni tipo di vino sono stabiliti con precisione), periodo di affinamento più lungo in botte e composizione varietale specifica per il vino.
DOC è il secondo livello più alto nella classificazione dei vini italiani. I vini con denominazione DOC devono anch’essi rispettare i requisiti relativi alla zona riconosciuta per la coltivazione della varietà, e anche le condizioni di resa massima e di durata dell’affinamento. I requisiti non sono severi come quelli della DOCG, ma sono comunque più rigorosi rispetto a quelli per i vini IGT.
Ad esempio, la varietà Nebbiolo – un vitigno a bacca rossa del Piemonte – se coltivata nella zona vinicola di Barolo e se il produttore segue i requisiti di invecchiamento, può riportare in etichetta la denominazione BAROLO. L’ente della denominazione deve inoltre ricevere campioni dal produttore per approvare il profilo organolettico del vino. Se il vino supera tutti i controlli, il produttore riceve il sigillo da applicare al collo della bottiglia.
COSA È MOLTO INTERESSANTE:
Un produttore può avere registrato nella denominazione vinicola 2 ettari di Nebbiolo proprio nella zona del Barolo. Se espande questa area anche solo con poche viti, l’ente della denominazione lo scopre immediatamente, poiché tutte le dimensioni dei vigneti sono monitorate tramite satellite. Il produttore deve quindi richiedere un’estensione ufficiale – il che non è affatto semplice – oppure deve estirpare le viti non autorizzate. I controlli sono molto rigorosi e frequenti, soprattutto nelle zone molto ricercate come Barolo e Barbaresco, dove i prezzi del vino possono superare anche diverse centinaia di euro.
Il produttore che riceve le fascette di controllo per una determinata quantità di vino deve pagare immediatamente l’IVA al momento della spedizione del vino, sia che si tratti di vendita al cliente, sia che si tratti di una semplice degustazione. In questo modo, l’ente della denominazione ha tutto sotto controllo.
IGT (Indicazione Geografica Tipica) è una denominazione per vini che non soddisfano i parametri richiesti per i vini DOC o DOCG. Tuttavia, questo non significa che siano vini di qualità inferiore. Molto spesso i vini IGT sono quelli per i quali il produttore ha scelto volontariamente di non rispettare rigidamente le normative, credendo che, deviando dagli standard (soprattutto per i vini multivarietali), potesse ottenere un vino di qualità molto interessante.